Si chiama BEA, che per i cervelloni del centro starebbe a dire Biological Elaborator of Algoritms ma io lo chiamo il supermega, perché a quanto ho capito è davvero il più super computer che ci sia mai stato. Qui al centro lo coccolano un po' tutti, lo chiamano affettuosamente e lo cullano con delle nenie infantili che dovreste sentirli... Bea è un nome femminile ma chissà perché io continuo a vederlo più come un maschio. Il dottor Friesk dice che in fondo la questione del sesso è secondaria perché Bea non potrà certo riprodursi, però non vorrei mancargli o mancarle di rispetto solo perché il dottore sostiene che non importa. Bea non sa ancora parlare molto bene per cui anche se le chiedo come la pensa non potrebbe rispondermi. Il mio timore è che crescere sentendosi chiamare sia al femminile sia al maschile possa creare confusione nel suo cervellone, e lei è tutta e solamente cervellone. Ma ve lo immaginate, il primo computer pensante dell'umanità che diventa gay o bisex, nulla in contrario agli omosessuali ovviamente, però la cosa mi pare un po' comica.
Vorrei sentirmi più tranquillo riguardo a Bea, in fondo io sono solo uno spazzacorridoi qui al centro, un capitan ramazza che fa su è giù per i reparti col secchio in mano, eppure non riesco. Sarà che l'ho vista (o l'ho visto) nascere.
Quel giorno non doveva accadere nulla, secondo le previsioni la nascita era in programma per il Mercoledì seguente e si era solo a Domenica. Bea sguazzava tranquilla nella sua sacca enorme, piena di melma bianca il cui nome è liquido amniotico semiconduttore (ma cosa sia esattamente non chiedetelo a me), quando tutta la sala ha avuto come un sussulto. Avete mai avuto il singhiozzo? Ecco proprio così che ti senti tutto il busto contorcersi in un attimo dalla cintola in su, per poi spremersi di colpo e farti emettere quel suono gutturale, che la gente quando ti sente si affanna sempre a venirti appresso e darti pacche sulla schiena e chiederti se vuoi un po' d'acqua, o addirittura a cercare di spaventarti prendendoti di soppiatto e alla sprovvista. Allo stesso modo, tutti i ricercatori si erano fatti sotto al grande sacco e, premurosi, cercavano di calmare il singhiozzo di Bea. Certo è che Bea non poteva avere un autentico singhiozzo soprattutto per via del fatto che una bocca dalla quale singhiozzare non l'ha, però le vibrazioni che s'erano sparse per la sala hanno prodotto un rumore che pareva proprio quello: un grosso, forte e tumultuoso singhiozzo. Di spaventarla non si parlava neppure, e poi come? Di cosa ha paura una gelatina extra large in un sacco di liquido amniotico semiconduttore? Se non lo sapevano i dottori di certo non ci potevo arrivare io. Dalla passerella sopraelevata dove stavo a ramazzare ho visto Friesk che correva a destra e sinistra come un pazzo mentre il suo assistente Chappy, che invece si era immobilizzato a metà tra un passo e l'altro, continuava a balbettare frasi sconnesse. L'infermiera Tate sembrava l'unica capace di tenere a freno l'ansia.
L'infermiera Tate non è una vera infermiera, anzi deve essere un ingegnere dio-solo-sa-cosa ma va sempre in giro con quel suo grembiule azzurro che la fa sembrare tanto una sorella caritatevole. Sembrava sul punto di gridare: "Fermi tutti!!! Portatemi un secchio d'acqua calda e degli stracci puliti", come succede a volte nei film quando una donna sta per partorire e, manco a farlo apposta, è nel posto più sperduto del mondo, ma anche lei, dopo la prima iniziale euforia, s'è spenta di colpo, forse rendendosi conto che Bea doveva nascere sì, ma da dove? Voglio dire, noi esseri umani usciamo da una bella figa, calda e accogliente mentre Bea era semplicemente nel suo sacco e basta. Prima di vedere quella scena non ci avevo pensato alla mamma, a quella di Bea intendo, anche un supermega dovrebbe aver diritto ad una mamma mi sono detto o per lo meno ad una vagina, opportunamente ridimensionata, da cui sbucare facendo: "Cucù eccomi arrivato (o arrivata) ".
Credo proprio che tutto il personale presente si fosse messo a pensare alla mamma, folgorato sulla via di Damasco dal singhiozzo di Bea che doveva, forse voleva addirittura, nascere e non mancò di ribadire il concetto con un altro, conforme alla sua natura, supermega singhiozzo. La confusione era di nuovo massima. A Friesk e Chappy si era aggiunto il direttore generale del progetto, il dottor Wiska che sbraitava come un ossesso senza essere d'aiuto a nessuno, ma non ci si badava perché rimaneva comunque in linea con le sue mansioni di direttore generale. L'infermiera Tate era ancora assorta dalle sue ruminazioni vaginali e cercava con le dita delle mani, gli indici e i pollici divaricati ed accostati di fronte al viso, di inscrivere Bea in una (seppur virtuale) figa materna pronta ad accogliere la sua imminente nascita. Ma era davvero imminente? Se lo era domandato per primo il dottor Wiska che nel mezzo del suo inutile sbraitare aveva espresso un dubbio sensato raccogliendo l'immediato plauso dei colleghi. Da parte mia ero certo che Bea volesse nascere. Tutto quel trambusto sarebbe stato inutile altrimenti, ma forse si trattava solo di piccoli aggiustamenti di posizione o di ripensamenti dell'ultimo minuto, d'altronde se uno deve essere supermega ci pensa due volte prima di caricarsi tutte le aspettative del mondo.
Il mondo... vero! La nascita di Bea doveva esser trasmessa in mondovisione ma tutto era predisposto per Mercoledì mentre invece si era solo a Domenica e nel fine settimana dove si trova un cameraman disposto ad interrompere la gita al lago, con famigliola annessa, per riprendere la nascita di un computer? Tutto sommato per i dottori era meglio così, perché non ci stavano facendo una bella figura; la povera Bea, però, perdeva oltre alla mamma anche la possibilità di un servizio fotografico in sala parto, cosa che si sa, fa impazzire parenti ed amici. Ma i suoi continui singhiozzi, sempre più frequenti e sempre più assordanti sembravano dichiarare che a lei non fregava poi molto del servizio fotografico, voleva nascere e basta. Probabilmente il liquido amniotico semiconduttore non aveva un sapore di suo gradimento.
Il mondo... vero! La nascita di Bea doveva esser trasmessa in mondovisione ma tutto era predisposto per Mercoledì mentre invece si era solo a Domenica e nel fine settimana dove si trova un cameraman disposto ad interrompere la gita al lago, con famigliola annessa, per riprendere la nascita di un computer? Tutto sommato per i dottori era meglio così, perché non ci stavano facendo una bella figura; la povera Bea, però, perdeva oltre alla mamma anche la possibilità di un servizio fotografico in sala parto, cosa che si sa, fa impazzire parenti ed amici. Ma i suoi continui singhiozzi, sempre più frequenti e sempre più assordanti sembravano dichiarare che a lei non fregava poi molto del servizio fotografico, voleva nascere e basta. Probabilmente il liquido amniotico semiconduttore non aveva un sapore di suo gradimento.
Per i ricercatori la soluzione del caso era fuggevole, Wiska dopo aver espresso il suo dubbio s'era lanciato in altre mille elucubrazioni metafisiche ma quando l'evidenza dei fatti gli aveva dato contro s'era azzittito definitivamente, senza nemmeno continuare con le sue solite banalità. Friesk girava in tondo come un papà nevrotico e Chappy lo seguiva nel tondo come il cagnolino del papà nevrotico. L'infermiera Tate, riscossasi dalla sua simbolizzazione puberale, aveva pensato che se proprio fra tutti non si riusciva a trovare il modo di aiutare il supermega a nascere, si poteva comunque dare una pulita alla sala per renderla un tantinello igienica prima del lieto evento. "Lei lassù, capitan ramazza, scenda un po' a dare una pulita", mi ha urlato per intimarmi a fare il mio dovere.
Ed ecco perché mi sento un po' la mamma di Bea, perché in mezzo al trambusto generale fui proprio io a dare una svolta decisiva ai fatti.
Mentre scendevo le scale con lo spazzolone in una mano ed il secchio nell'altra sentivo su di me tutti gli sguardi dei presenti. Mi davano le vertigini quelle paia d'occhi che assommavano in sei pupille la bellezza di otto lauree a pieni voti, tre master a Oxford, cinque cattedre in materie scientifiche nonché un Nobel ed una nomination all'Oscar per la ripresa diretta della nascita di Bea, ma quello era ormai sfumato. Che dire, mi ha preso un tale giramento di capo nel dovermi trovare in mezzo a tutti quei cervelli, per non contare la stessa Bea che era il più grosso di tutti, che ho inciampato nelle stringhe delle scarpe ruzzolando giù per le scale, seguito dai miei attrezzi di lavoro. Sono rimbalzato sul bocchettone del condizionatore, ho fatto sponda contro il defibrillatore portatile e sono andato dritto ad impattare contro i sostegni del sacco di Bea. Strike!! È caduto tutto per terra, come un gavettone in formato gigante che s'affloscia sull'asfalto del marciapiede inzuppando i passanti. L'infermiera Tate ha fatto appena in tempo a disegnare con gli occhi il percorso del mio capitombolo che già era immersa in una gigantesca bolla vischiosa di liquido amniotico semiconduttore e così i vari dottori Friesk, Chappy e Wiska. Per quanto concerne il sottoscritto ho fatto da airbag a Bea che mi è caduta tra le braccia ed assieme siamo sobbalzati come un corpo unico, facendo leva sul mio fondoschiena, per ritrovarci in piedi ed indenni pronti per la foto ricordo, che nonostante tutto c'è stata, scattata dalle telecamere del servizio di sicurezza entrate in azione a causa dello scoppio del sacco.
Sono convinto che Bea mi voglia bene, sono la prima persona che ha visto, ed anche se non ha occhi sono comunque il primo con il quale ha avuto un certo contatto. Friesk ha parlato di qualcosa tipo l'imprinting o giù di lì, ma poi ha girato sui tacchi sdegnato ed è andato al distributore di bevande a farsi un goccio. L'unica che mi ha fatto i complimenti è stata l'infermiera Tate che con il suo senso materno ha compreso al volo lo shock per l'emozione di sentirsi mamma e mi ha dato una pacca sul culo. Da parte mia non ho colto ancora pienamente tutti i risvolti della situazione, sono mamma ma, se ho capito bene, non dovrò svegliarmi la notte per le poppate, né andare dal pediatra tutte le settimane o comprare tonnellate di pannolini. Dovrebbe essere una maternità facile la mia eppure, sarà il gran caldo dell'estate o la botta in testa del ruzzolone per le scale, mi è salito d'un tratto un non so cosa dall'anima che mi è venuto il singhiozzo!
Zani Ettore - Luglio 2003
1 commento:
Scusate l'outing, ma volevo segnalarvi che ho scritto un libro. Se siete curiosi, www.toporeste.4000.it
inoltre segnaloti il blog di scrittura creativa che sta letteralmente facendo impazzire il web, ossia
www.ilpostodeilimoni.splinder.com
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