martedì 10 marzo 2009

antichi rimedi contro l'insonnia e pomate anti scazzimperio



Capita certi giorni di non avere voglia di fare un cazzo. Io ormai devo dire certi mesi perché la mia unita di misura del tempo si sta pericolosamente allargando. Se tendo l'orecchio posso sentire la radiazione di fondo dell'universo: un galattico OHMMMMerda.
Senza star qui a tediarvi, il succo del discorso è che ho un sacco di cose da dover fare e nessuna voglia di farle. Ora ci si mette anche l'insonnia, il che vuol dire molto tempo in più da riempire di scuse per non fare quanto devo. Capite ora perché sto scrivendo?
Se proprio devo fare qualcosa, allora mi metto a parlare di due film che ho visto nei giorni scorsi. No, tranquili nessun film indipendente di nessuna remota repubblica dimenticata da Dio, anzì, due dei film più chiacchierati degli ultimi tempi.
Slumdog Millionaire, pluripremiato agli oscar è il primo. Dire che mi è piaciuto parrebbe banale ma è un buon punto per partire (del secondo per esempio non sarei in grado di dire la stessa cosa anche se brutto non l'ho trovato, ma non anticipiamo). Bello quindi, sì bello, nel suo essere favola moderna e nel contempo espressione di una società in evoluzione, a partire dallo slittamento geografico anche se parziale della cinematografia che conta, che fa soldi per lo meno. E bello perché racconta un popolo così lontano dal nostro immaginario mostrandocene i punti di contatto e di diversità con un linguaggio che segue le stesse regole, si avvicina e si allontana nello stesso momento da quello a cui siamo abituati. Un bel mix per intenderci, o fusione che dir si voglia. C'ho trovato molto del buon vecchio Forrest Gump nella prima parte, cioè proprio di quel modo di narrare favole di parte del cinema di oggi attraverso un iperrealtà che si fa tragicomica e poi l'idea dell'intreccio narrativo è proprio una genialata.
Il milionario come un mago di Oz dell'era moderna al quale ci rivolgiamo per avere le risposte a tutti i nostri quesiti ma che in realtà è solo un povero vecchio imbroglione. Il mago catodico alla fine opera il miracolo ma come Babbo Natale premia solo chi ha scritto la letterina più corta.
Il secondo è The Wrestler. Di questo oltre a dire che mi ha angosciato per tutta la sua durata e che mi ha lasciato addosso una tristezza infinita quasi non saprei... cerca di allontanarsi dalle trappole della morale facile per raccontarci un uomo, così come è, come è stato forgiato dalla sua vita e che nel momento del cambiamento, quando rimane solo con quel se stesso che è diventato, non riesce a tenere assieme le fila di tutto quello che è costretto a recuperare da un passato e da un presente che sanno di cacca più di quanto si vorrebbe ammettere. Il finale, beh il finale non so proprio come considerarlo, ve lo vedrete poi voi e vi farete la vostra idea. Io me la sono fatta ma credo di averla già rimossa. Viva i meccanismi di difesa.

Vi sarete accorti che qui sopra, in cima al post, c'è un bellissimo ministereo virtuale che canta con la voce della cara e vecchia Ani DiFranco. Ora, Ani non ha molto a che spartire con tutto quello che ho detto ma ho scoperto proprio stasera questo servizio di catering musicale (chiamiamolo così) e ho voluto ficcarcelo dentro per forza con la prima cosa che mi è venuto in mente di cercare, non abbiatene a male, anzì, ringraziatemi che ascoltarsi Ani è sicuramete un affare migliore che leggersi Ettore...


Good night, voi che potete.


Nessun commento: