venerdì 16 gennaio 2009

Sonar




Se ti siedi dentro te stesso puoi misurare lo spazio che ti dà forma, basta urlare e poi sederti, nel buio della tua mente, ad aspettare l'eco. Basta credere che il suono della tua voce sia uno scandaglio per i recessi dell'anima, che possa navigare oltre i pensieri, le idee e poi la carne e la sostanza con la stessa intensità di una verità rubata.
Solo allora potrai immaginare di quale sconfinatezza stiamo parlando, di quale grotta inaudita e di quali stalagmiti e stalactiti, come veli penduli, stai per farti gola e risuonare.
Perché tu sei strumento di te stesso nell'atto di cercarti, e chissà, magari pure trovarti, da qualche parte, in qualche suono, in qualche tempo.

Siediti e ascolta.
Urla e ascolta. Non hai comunque molto altro da fare...










Ettore Zani - Gennaio 2009

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Uhm, magari ci provo... non so, di notte, così spavento qualcuno :)
Baci,
C.

EttoreBilbo ha detto...

mmm sarebbe un bell'inizio per un racconto... :-D

bai bai

Anonimo ha detto...

Sì sì... Era notte e tutta la città giaceva assopita, quando a un tratto un urlo squarciò il silenzio e... eh eh.

Anonimo ha detto...

L'eco, l'assordante rimbombare di una mente vuota, la volta inaudita dell'inettitudine
Sii strumento di te stesso nell'atto di defecare, la tua opera almeno sarà di nutrimento alla terra