Questa sera sono inciampato, quasi casualmente, in un serie di resoconti, mezze pagine di diario, che ho scritto tra i 18 e i 22 anni. Vi dirò, sono morto dal ridere nel rileggerle! io che non son mai riuscito a tenere un diario, ho sempre scritto un po' alla cazzo quando mi girava, con ellissi di mesi e a volte anni interi. Siccome le storie intime sono un po' come il diritto d'autore che dopo 70 anni decade (hai voglia ad aspettare, io me ne faccio bastare 8 o 9) mi son detto perché non postarne un estratto? è giusto che il mondo sappia con che razza di idiota ha a che fare ;-)
"Hai studiato inglese?"
"No."
"hai studiato info?"
"No."
"hai studiato statistica?"
"No."
"Che hai fatto ieri?"
"Un cazzo."
"Ah ecco!"
Oh Dio. Cazzo vuoi che faccia, non è che abbia una grande idea al momento di ciò che è la mia vita. Ci vorrebbe un coffee di quelli schifosi della macchinetta, ma l'ho già bevuto. Merda questa notte potrei rimanere alzato a scrivere, certo ma a che mi servirebbe. Scusate le parole gratuite, è che sono un po' arrabbiatello.
Non ci sono mai riuscito in fondo, dico a stare sveglio una notte solo per scrivere, non l'ho mai voluto a dire il vero. Sarà per questo che di tanto in tanto mi ritrovo a sparare cagate senza senso. Oh si, un senso ce l'hanno, ma ho il coraggio di accettarlo? Sono capace di dire, bontà d'Iddio questo sono io, vi va bene si o no?, tanto mi potete anche succhiare il cazzo. :-)))) questa è una faccetta buffa!
Non riesco mai a portare a termine un discorso, non riesco mai a essere completamente sincero con me stesso, non riesco mai a esserlo neppure con gli altri. Devo solo mettermi lì e sparare, cosa? Stronzate.
Non sono più quel bambino che parlava da solo o viveva nel suo mondo tutto particolare, non gioco più a quel mio vecchio gioco quando cammino per la strada, anzi un giorno o l'altro ne dovrò parlare, anche se mi sento ancora cosi di tanto in tanto. È l'età? beh non lo so, non lo voglio sapere, voglio solo vivere.
Questa frase sa tanto di fine, mentre invece è all'inizio, ma dove andrà mai il mondo dico io. E questa volta mentirei nel dire che non mi interessa saperlo, non lo so, è vero, ma voglio supporlo, in fondo, in linea di massima dove va il mondo è dove vado io.
Conviene tralasciare. Definisco prologo l'insieme delle frasi senza senso fin qui dette e ricomincio la storia:
"Ma che diavolo fai in collegio tutti i giorni tu?"
"Ah boh, non devi chiederlo a me". Mi siedo.
La prima ora abbiamo info, e Zambo dovrebbe essere interrogato. Io sono riserva quindi Lunedì tocca a me, amen. Lunedì ho anche sistemi ma forse mi faccio interrogare Sabato.
Inutile dire che non ho tanta voglia di studiare, sono tre settimane che sto in collegio a non fare niente o leggere libri che non hanno nulla a che spartire con la scuola (otto in due mesi è una buona media!), comunque so che dovrei impegnarmi almeno un po', visto che mi interessa uscire bene per non dover pagare il collegio universitario, sempre che la faccia sul serio l'università.
Oggi è una giornata piena, alla terza ora abbiamo compito di statistica: povero Pio Pio, c'è rimasto male quando metà classe è rimasta in corridoio (portandosi dietro i banchi) per convincerlo a rimandare il compito. L'abbiamo rimandato, ovvio. Non avevo studiato molto (niente), sapevo che ce l'avrebbero fatta a rimandarlo.
D'altronde c'è una strana aria in giro: stasera abbiamo cena di classe e domani assemblea d'istituto il che si sa è cosa bene accetta, come d'altronde sempre è il non fare niente a scuola.
*
Sono passati un pacco di mesi. Si proprio cosi, ho addirittura già fatto gli esami. Sono uscito discretamente, meglio di quanto prevedessi a dire il vero: novanta su cento anche se non sono ancora andato a prendere il diploma.
Ora sono a casa. Mi manca il collegio, un po' meno la scuola. Avrei voluto presentare i miei compagni di classe ma questa ellissi me lo ha impedito, d'altronde qualcuno diceva che si scrive solo quando si è tristi mentre quando si è felici si esce. Molto vero nonostante non sia del tutto vero che sia sempre stato felice durante il periodo in cui non ho scritto... ho scritto altro.
Sto lavorando. Quel benedetto tubo di plastica perde ancora cosi devo andare a prendere la segatura se voglio asciugare il pavimento. Dopo dovrò lavare le celle: la prima è ormai quasi vuota, quindi un lavoretto veloce, la seconda sporca come al solito, la terza è piccola e sempre pulita.
Entra Sergio che è il mio capo. Oddio, capo… Sergio è una persona molto particolare, tanto che noi al super non sappiamo se considerarlo un uomo od un pazzo. In lui si rispecchiano quasi tutte le abitudini di queste campagne montane dove sono nato: beve vino in abbondanza, parla in dialetto e fa solo ridere i polli se abbozza qualche parola in italiano. Ma c'è altro nel suo personaggio. E proprio personaggio va chiamato perché è uno di quegli uomini che quando lo vedi non riesci a credere che sia del tutto vero. Di solito mentre servo al banco ed arriva anche lui mi dispero in silenzio. Troppo spesso ha un alito pestilenziale che sembra si sia divorato tutto il mercato internazionale della cipolla, per non parlare del rapporto che tiene con tutte le apparecchiature elettroniche. Un esempio? La bilancia per gli scontrini non fiscali che teniamo al banco può tenere in memoria due operatori distinti e li visualizza in un piccolo display a lato. Il primo in alto è l'operatore uno, cioè chi batte i prezzi sul tastierino a destra, mentre quello visualizzato sotto è l'operatore due di sinistra. Sono tre anni che hanno al super quelle bilance ed ancora lui ogni volta che serviamo in due riesce a sbagliare parte sommando le sue pesate alle mie senza neppure accorgersene. 50mila lire due bistecche è un po' troppo no?
"Questo lavandino perde ancora Sergio" gli faccio io.
"No, non perde più, basta dargli qualche colpetto alla leva"(sto traducendo in italiano ovviamente).
"Sì lì non perde più, stavolta è il tubo sotto che perde, non vede tutta l'acqua. Stavo svuotando lo sterilizzatore ed ha cominciato a perdere".
"No l'perdi piò".
"Ma è il tubo stavolta! perdeva anche ieri ma non glielo più detto".
"Ah è il tubo, eh… il silicone, se dopo l'fo. Basta metterci su un pit de silicone".
Se ne va bofonchiando in quel suo modo per cui non sai se è incazzato contro il mondo perché i turisti calano anno dopo anno, o perché la moglie fa lo sciopero.
Mi aspetta una mezzoretta di relativo relax durante la quale pulirò il locale delle celle, poi non so, vedrò che mi riserva il Gigi o la Robi, che sono i figli di Sergio, e anche su di loro ce ne sarebbe da raccontare ma tant’è.
*
Tanto per cambiare sono ancora passati una marea di mesi, adesso sono a Milano. Sono un universitario, io!
Vivo in una residenza I.S.U. ed ho ottenuto la borsa di studio, non pago un cazzo, m'è andata bene.
Ovviamente devo ribadire quello che dissi l'ultima volta riguardo lo scrivere e la tristezza.
In questi mesi sono cambiate molte cose nella mia vita, ma se devo essere sincero io non sono cambiato cosi radicalmente come mi aspettavo quest'estate. Allora attendevo con ansia di cominciare perché mi sentivo un po' soffocare. Non sapevo bene che fare della mia vita e speravo di tuffarmi in qualcosa che mi avrebbe condotto a forza verso una maggiore serenità nell'affrontare alcune responsabilità ed alcuni pesi che ancora gravavano sui miei pensieri.
Non saprei dire se è cosi oggi.
Sono arrivato con qualche minuto di anticipo rispetto alla lezione. Oddio a dire il vero sarei dovuto arrivare in bicocca due ore fa per la lezione di psico dinamica ma visto che non intendo dare subito l'esame la sto tralasciando un po' per altre materie. Ora devo fare biologia generale. Sto aspettando Susanna, Silvia e Maria, strano perché di solito arrivo dopo di loro.
La docente di biologia è una donna di mezz'età ma pare davvero tonta (sembra che nel mondo si debba essere sempre attorniati da personaggi oltre che da persone normali) od almeno cosi mi pare. Ad ogni lezione, un quarto d'ora dopo l'inizio, si ferma e dice: "Chiudete quelle porte lassù che non si sente" anche se, naturalmente, l'acustica non cambia per nulla. Dopo poco si ferma di nuovo e domanda: "Ma questo casino, insomma, siete voi o è fuori?" al che potete immaginarvi il coro di voci che le risponde : "FUORIII" con quel tono strafottente al quale non si può negare una cavolo di risata.
Stiamo parlando di genetica, le malattie genetiche e nella fattispecie quelle cromosomiche: la trisomia ventuno prima di tutte, malattia meglio conosciuta come sindrome di Down. In realtà non seguo attivamente la lezione perché mi trovò meglio leggendo sul libro gli stessi argomenti trattati durante la lezione.
Di tanto in tanto seguo quello che dice la tipa giù in fondo, ma è davvero una donna incasinata: "Non so se mi sono spiegata, lo so è difficile e non si capisce subito, ma poi è semplice". Fortuna che leggendo dal libro la maggior parte degli argomenti sono presentati organicamente e non si fatica molto.
In effetti uno si aspetta chissà che serietà all'università: adesso si lavora sul serio! Macché, c'è da ridere peggio che alle superiori a volte. Tra docenti tecnofobici che maneggiano semplici lavagne luminose come mostri infidi e paurosi o confondono interruttori regalando a noi studenti uno spettacolino comico gratuito (parola che tendo sempre più ad amare da quando sono universitario, anche se non la disprezzavo neppure prima) e file interminabili agli sportelli automatici dell'università che funzionano a caso, bloccandosi se usati da alcuni e funzionando perfettamente con altri che sembra ti piglino per il culo.
D'altronde però conviene studiare sul serio, ma questo conviene sempre anche se non è strettamente necessario.
"Ti ho portato il cd vuoto per l’album della Consoli" fa Susanna.
"Ah grazie, non ci speravo più… No scherzo, dai."
"Beh, se hai qualche altro cd interessante da masterizzare dimmelo".
"Avrei in giro l'ultimo di Ligabue se ti piace, non per molto però, io non lo ascolto e non ho fatto copie per me".
"Ho gia la cassetta".
Dopo un po, quella in fondo all’aula si ferma.
"Alleluia che ci fa fare la pausa ".
La tipa giù ha smesso di parlare per un po', godiamoci il nostro bel quarto d'ora accademico. Dopo aver finito il paragrafo mi spaparanzo sulla panca, mentre intorno a me c'è gente che finisce di scrivere appunti, o tira fuori dalla borsa come per miracolo panini giganteschi formato famiglia imbottiti di ogni cosa immaginabile e non.
Davanti a noi siede sempre un trio che in fatto di panini non ha rivali.
"Cazzo, guarda. Le cipolle pure stavolta!" fa Silvia, un po' troppo ad alta voce a dire il vero, ma amen.
Questo trio è formato da un ragazzo e due ragazze, e le vipere qua accanto si sono inventate tutta una storia di intrighi amorosi sul trio, mi sa pure che ci credono alle cazzate che sparano.
"Vedi che pende sempre a destra, e si siede sempre in mezzo".
"A dire il vero a me sembra che oggi penda più per la sinistra"
"Ma va, è che tu non lo guardi spesso, fidati noi è da un po' che li studiamo, pende a destra ti dico."
"Se è cosi fa poi bene, anch'io fossi in lui penderei a destra"
"Anche tu eh?"
"Direi. però adesso sta pendendo a sinistra"
La lezione ricomincia, la tipa riparte mostrandoci un altro lucido di quelli preparati da lei "Ecco ve l’ho disegnato io, così dovrebbe essere più chiaro" e potrebbe anche darsi se si riuscissero a decifrare gli ammassi di segni colorati quali li potrebbe fare solo un bambino di sei anni.
"Comunque, per me, pende ancora a sinistra!".
"Hai studiato inglese?"
"No."
"hai studiato info?"
"No."
"hai studiato statistica?"
"No."
"Che hai fatto ieri?"
"Un cazzo."
"Ah ecco!"
Oh Dio. Cazzo vuoi che faccia, non è che abbia una grande idea al momento di ciò che è la mia vita. Ci vorrebbe un coffee di quelli schifosi della macchinetta, ma l'ho già bevuto. Merda questa notte potrei rimanere alzato a scrivere, certo ma a che mi servirebbe. Scusate le parole gratuite, è che sono un po' arrabbiatello.
Non ci sono mai riuscito in fondo, dico a stare sveglio una notte solo per scrivere, non l'ho mai voluto a dire il vero. Sarà per questo che di tanto in tanto mi ritrovo a sparare cagate senza senso. Oh si, un senso ce l'hanno, ma ho il coraggio di accettarlo? Sono capace di dire, bontà d'Iddio questo sono io, vi va bene si o no?, tanto mi potete anche succhiare il cazzo. :-)))) questa è una faccetta buffa!
Non riesco mai a portare a termine un discorso, non riesco mai a essere completamente sincero con me stesso, non riesco mai a esserlo neppure con gli altri. Devo solo mettermi lì e sparare, cosa? Stronzate.
Non sono più quel bambino che parlava da solo o viveva nel suo mondo tutto particolare, non gioco più a quel mio vecchio gioco quando cammino per la strada, anzi un giorno o l'altro ne dovrò parlare, anche se mi sento ancora cosi di tanto in tanto. È l'età? beh non lo so, non lo voglio sapere, voglio solo vivere.
Questa frase sa tanto di fine, mentre invece è all'inizio, ma dove andrà mai il mondo dico io. E questa volta mentirei nel dire che non mi interessa saperlo, non lo so, è vero, ma voglio supporlo, in fondo, in linea di massima dove va il mondo è dove vado io.
Conviene tralasciare. Definisco prologo l'insieme delle frasi senza senso fin qui dette e ricomincio la storia:
"Ma che diavolo fai in collegio tutti i giorni tu?"
"Ah boh, non devi chiederlo a me". Mi siedo.
La prima ora abbiamo info, e Zambo dovrebbe essere interrogato. Io sono riserva quindi Lunedì tocca a me, amen. Lunedì ho anche sistemi ma forse mi faccio interrogare Sabato.
Inutile dire che non ho tanta voglia di studiare, sono tre settimane che sto in collegio a non fare niente o leggere libri che non hanno nulla a che spartire con la scuola (otto in due mesi è una buona media!), comunque so che dovrei impegnarmi almeno un po', visto che mi interessa uscire bene per non dover pagare il collegio universitario, sempre che la faccia sul serio l'università.
Oggi è una giornata piena, alla terza ora abbiamo compito di statistica: povero Pio Pio, c'è rimasto male quando metà classe è rimasta in corridoio (portandosi dietro i banchi) per convincerlo a rimandare il compito. L'abbiamo rimandato, ovvio. Non avevo studiato molto (niente), sapevo che ce l'avrebbero fatta a rimandarlo.
D'altronde c'è una strana aria in giro: stasera abbiamo cena di classe e domani assemblea d'istituto il che si sa è cosa bene accetta, come d'altronde sempre è il non fare niente a scuola.
*
Sono passati un pacco di mesi. Si proprio cosi, ho addirittura già fatto gli esami. Sono uscito discretamente, meglio di quanto prevedessi a dire il vero: novanta su cento anche se non sono ancora andato a prendere il diploma.
Ora sono a casa. Mi manca il collegio, un po' meno la scuola. Avrei voluto presentare i miei compagni di classe ma questa ellissi me lo ha impedito, d'altronde qualcuno diceva che si scrive solo quando si è tristi mentre quando si è felici si esce. Molto vero nonostante non sia del tutto vero che sia sempre stato felice durante il periodo in cui non ho scritto... ho scritto altro.
Sto lavorando. Quel benedetto tubo di plastica perde ancora cosi devo andare a prendere la segatura se voglio asciugare il pavimento. Dopo dovrò lavare le celle: la prima è ormai quasi vuota, quindi un lavoretto veloce, la seconda sporca come al solito, la terza è piccola e sempre pulita.
Entra Sergio che è il mio capo. Oddio, capo… Sergio è una persona molto particolare, tanto che noi al super non sappiamo se considerarlo un uomo od un pazzo. In lui si rispecchiano quasi tutte le abitudini di queste campagne montane dove sono nato: beve vino in abbondanza, parla in dialetto e fa solo ridere i polli se abbozza qualche parola in italiano. Ma c'è altro nel suo personaggio. E proprio personaggio va chiamato perché è uno di quegli uomini che quando lo vedi non riesci a credere che sia del tutto vero. Di solito mentre servo al banco ed arriva anche lui mi dispero in silenzio. Troppo spesso ha un alito pestilenziale che sembra si sia divorato tutto il mercato internazionale della cipolla, per non parlare del rapporto che tiene con tutte le apparecchiature elettroniche. Un esempio? La bilancia per gli scontrini non fiscali che teniamo al banco può tenere in memoria due operatori distinti e li visualizza in un piccolo display a lato. Il primo in alto è l'operatore uno, cioè chi batte i prezzi sul tastierino a destra, mentre quello visualizzato sotto è l'operatore due di sinistra. Sono tre anni che hanno al super quelle bilance ed ancora lui ogni volta che serviamo in due riesce a sbagliare parte sommando le sue pesate alle mie senza neppure accorgersene. 50mila lire due bistecche è un po' troppo no?
"Questo lavandino perde ancora Sergio" gli faccio io.
"No, non perde più, basta dargli qualche colpetto alla leva"(sto traducendo in italiano ovviamente).
"Sì lì non perde più, stavolta è il tubo sotto che perde, non vede tutta l'acqua. Stavo svuotando lo sterilizzatore ed ha cominciato a perdere".
"No l'perdi piò".
"Ma è il tubo stavolta! perdeva anche ieri ma non glielo più detto".
"Ah è il tubo, eh… il silicone, se dopo l'fo. Basta metterci su un pit de silicone".
Se ne va bofonchiando in quel suo modo per cui non sai se è incazzato contro il mondo perché i turisti calano anno dopo anno, o perché la moglie fa lo sciopero.
Mi aspetta una mezzoretta di relativo relax durante la quale pulirò il locale delle celle, poi non so, vedrò che mi riserva il Gigi o la Robi, che sono i figli di Sergio, e anche su di loro ce ne sarebbe da raccontare ma tant’è.
*
Tanto per cambiare sono ancora passati una marea di mesi, adesso sono a Milano. Sono un universitario, io!
Vivo in una residenza I.S.U. ed ho ottenuto la borsa di studio, non pago un cazzo, m'è andata bene.
Ovviamente devo ribadire quello che dissi l'ultima volta riguardo lo scrivere e la tristezza.
In questi mesi sono cambiate molte cose nella mia vita, ma se devo essere sincero io non sono cambiato cosi radicalmente come mi aspettavo quest'estate. Allora attendevo con ansia di cominciare perché mi sentivo un po' soffocare. Non sapevo bene che fare della mia vita e speravo di tuffarmi in qualcosa che mi avrebbe condotto a forza verso una maggiore serenità nell'affrontare alcune responsabilità ed alcuni pesi che ancora gravavano sui miei pensieri.
Non saprei dire se è cosi oggi.
Sono arrivato con qualche minuto di anticipo rispetto alla lezione. Oddio a dire il vero sarei dovuto arrivare in bicocca due ore fa per la lezione di psico dinamica ma visto che non intendo dare subito l'esame la sto tralasciando un po' per altre materie. Ora devo fare biologia generale. Sto aspettando Susanna, Silvia e Maria, strano perché di solito arrivo dopo di loro.
La docente di biologia è una donna di mezz'età ma pare davvero tonta (sembra che nel mondo si debba essere sempre attorniati da personaggi oltre che da persone normali) od almeno cosi mi pare. Ad ogni lezione, un quarto d'ora dopo l'inizio, si ferma e dice: "Chiudete quelle porte lassù che non si sente" anche se, naturalmente, l'acustica non cambia per nulla. Dopo poco si ferma di nuovo e domanda: "Ma questo casino, insomma, siete voi o è fuori?" al che potete immaginarvi il coro di voci che le risponde : "FUORIII" con quel tono strafottente al quale non si può negare una cavolo di risata.
Stiamo parlando di genetica, le malattie genetiche e nella fattispecie quelle cromosomiche: la trisomia ventuno prima di tutte, malattia meglio conosciuta come sindrome di Down. In realtà non seguo attivamente la lezione perché mi trovò meglio leggendo sul libro gli stessi argomenti trattati durante la lezione.
Di tanto in tanto seguo quello che dice la tipa giù in fondo, ma è davvero una donna incasinata: "Non so se mi sono spiegata, lo so è difficile e non si capisce subito, ma poi è semplice". Fortuna che leggendo dal libro la maggior parte degli argomenti sono presentati organicamente e non si fatica molto.
In effetti uno si aspetta chissà che serietà all'università: adesso si lavora sul serio! Macché, c'è da ridere peggio che alle superiori a volte. Tra docenti tecnofobici che maneggiano semplici lavagne luminose come mostri infidi e paurosi o confondono interruttori regalando a noi studenti uno spettacolino comico gratuito (parola che tendo sempre più ad amare da quando sono universitario, anche se non la disprezzavo neppure prima) e file interminabili agli sportelli automatici dell'università che funzionano a caso, bloccandosi se usati da alcuni e funzionando perfettamente con altri che sembra ti piglino per il culo.
D'altronde però conviene studiare sul serio, ma questo conviene sempre anche se non è strettamente necessario.
"Ti ho portato il cd vuoto per l’album della Consoli" fa Susanna.
"Ah grazie, non ci speravo più… No scherzo, dai."
"Beh, se hai qualche altro cd interessante da masterizzare dimmelo".
"Avrei in giro l'ultimo di Ligabue se ti piace, non per molto però, io non lo ascolto e non ho fatto copie per me".
"Ho gia la cassetta".
Dopo un po, quella in fondo all’aula si ferma.
"Alleluia che ci fa fare la pausa ".
La tipa giù ha smesso di parlare per un po', godiamoci il nostro bel quarto d'ora accademico. Dopo aver finito il paragrafo mi spaparanzo sulla panca, mentre intorno a me c'è gente che finisce di scrivere appunti, o tira fuori dalla borsa come per miracolo panini giganteschi formato famiglia imbottiti di ogni cosa immaginabile e non.
Davanti a noi siede sempre un trio che in fatto di panini non ha rivali.
"Cazzo, guarda. Le cipolle pure stavolta!" fa Silvia, un po' troppo ad alta voce a dire il vero, ma amen.
Questo trio è formato da un ragazzo e due ragazze, e le vipere qua accanto si sono inventate tutta una storia di intrighi amorosi sul trio, mi sa pure che ci credono alle cazzate che sparano.
"Vedi che pende sempre a destra, e si siede sempre in mezzo".
"A dire il vero a me sembra che oggi penda più per la sinistra"
"Ma va, è che tu non lo guardi spesso, fidati noi è da un po' che li studiamo, pende a destra ti dico."
"Se è cosi fa poi bene, anch'io fossi in lui penderei a destra"
"Anche tu eh?"
"Direi. però adesso sta pendendo a sinistra"
La lezione ricomincia, la tipa riparte mostrandoci un altro lucido di quelli preparati da lei "Ecco ve l’ho disegnato io, così dovrebbe essere più chiaro" e potrebbe anche darsi se si riuscissero a decifrare gli ammassi di segni colorati quali li potrebbe fare solo un bambino di sei anni.
"Comunque, per me, pende ancora a sinistra!".
2 commenti:
Eh eh... fa tenerezza vero leggere la roba vecchia di anni? Le mie cose di dieci anni fa non riesco proprio, mi sembrano stucchevoli.
Comunque, questa tua vena qua un po' me la ricordo, le prime cose che lessi di te erano simili, un tantino meglio, forse ;) Questo testo è strapieno di problemi e ingenuità, lo sai, ma è fresco e genuino... caratteristiche che non si dovrebbero mai perdere, a scapito della ricerca di perfezione.
Il tuo talento innato e raro era già presente, però :)
Sono la visita che arriva da Anobii, come dice in fondo alla pagina.
Bello questo ripescaggio.
Attuale, soprattutto. La parte dell'università la sto vivendo uguale, la lezione di Biologia nell'aula enorme con l'uomo imbranato e i dannati cromosomi.
Identico!
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