I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER
recensione di un libro che è stato uno scontro-incontro ad ogni pagina

La storia è semplice: Werther è peggio di Tafazi e ci gode a prendersi a martellate sul pisello! Sebbene "i dolori del giovane Werther" abbia dato inizio al romanticismo tedesco fatico ad amare questo libro, fatico in realtà a considerarlo romantico... Werther è solo un ragazzo viziato che soffre di tutti i preconcetti del periodo storico in cui vive, cerca di superarli ma sa benissimo di essere un po' ipocrita nel farlo, da l'impressione di un ragazzotto che si è costruito addosso una bella maschera (il genio sensibile) per non dover affrontare la realtà. E' spesso ipocrita, dice di non sopportare le persone di malumore ma non fa altro che lagnarsi con il suo amico di penna di quanto sia infelice o sventurato (come se si trattasse di un dialogo tra es e io, nel quale l'io però è muto e parla solo attraverso le domande che gli pone l'es).
Si tratta di un romanzo di formazione ed, in effetti, Werther cresce nell'arco dello svolgersi della storia ma non riuscirà mai a scrollarsi di dosso la sua maschera, ne rimane talmente avvinto da affidarcisi fino alla fine giungendo all'unica conclusione possibile: il suicidio.
Al di là della trama, però, la domanda che mi risuonava nel cervello ad ogni pagina, forse ad ogni rigo, era: Goethe si rendeva conto di questo mentre scriveva? Il romanticismo che ha delineato è in realtà una profonda critica alla società in cui era immerso o il tentativo di descrivere con amarezza la condizione adolescenziale? O invece ci credeva davvero in quel tipo di romanticismo che ha descrittto, un romanticismo così folle da travalicare l'amore per amare solo se stesso o per non considerare in alcun modo la continuazione della vita come valore?
Sento una profonda lontananza sociale e storica per riuscire a comprendere, non dico il messaggio, ma l'atmosfera reale che sta dietro alla storia.
Questo libro mi ha costretto a combattere con me stesso ogni volta che c'era da girare la pagina, a farmi domande, immaginarmi situazioni e contesti possibili...
In questo è un capolavoro, l'autore si cela perfettamente dietro le righe e di lui non traspare quasi nulla, cosicché il lettore si trova da solo di fronte a Werther e vorrebbe urlargli vattene di lì, o fregatene di tutto e tutti e baciala, o dio solo sa cosa... invece lo vede trascinarsi nella spirale che lui stesso si prepara, inesorabile, imprescindibile e cosa più triste di tutte: ovvia.
Al lettore manca il conforto di una parola od un pensiero dell'autore per poter accettare il quadro che gli viene dipinto di fronte al naso ed anche quando verso la fine viene introdotta la voce narrante dell'editore in realtà sembra di assistere allo scontro tra i pensieri della buona società borghese (forse pure un po' stereotipati) contro quelli del povero e stolto Werther. ma non vince nessuno dei due...
la scena finale è cosi dolorosa da apparire inverosimile. Werther che rantola morente con il cranio devastato e soffre per quasi un giorno intero, un corpo già morto come quello di un cane investito a bordo della strada. Un tale contrasto con la serenità che il protagonista sperava di trovare nella morte, suo ultimo rifugio, da sembrare quasi un monito anche se probabilmente non lo è. Piuttosto una scena madre, un attimo scolpito nel tempo che ci mostra la vita, nei suoi ultimi istanti, con un volto spietato, governato dal destino, una vita nella quale è impossibile per definizione raggiungere la felicità per quanto la si cerchi, una vita che si fa beffe degli affanni e rimanda al mittente ogni desiderio ed ogni sospiro...
E' una visione così desolante da fare male.
Non mi è piaciuto questo libro, è estremamente lontano dalla mia idea di romanticismo o da quello che penso od il modo in cui affronto la vita, ciò non ostante non posso far finta che nel leggerlo non mi sia trovato di fronte ad un oceano di riflessioni nel quale immergersi e dubito che me ne dimenticherò mai.
Werther è presente in ognuno di noi in qualche modo, in qualche misura, ma non è il destino né l'amore a dargli vita, sono le nostre scelte e la sincerità che portiamo verso noi stessi. Non possiamo governare la vita ma nemmeno lasciarci governare come su un battello desolato in mezzo alla tempesta perché sappiamo dove ci porterebbe, non ci sono altre opzioni. Se Werther avesse combattuto non avrebbe saputo quale destino lo avrebbe aspettato ma non combattendo, arrendendosi completamente alla tempesta, sapeva benissimo quale era l'unico finale possibile, ecco lo scoglio contro il quale continuamente cozzavo durante la lettura del libro. Amo il romanticismo e sento l'odore salmastro del mare in tempesta quando annuso la vita ma non posso arrendermi sul mio battello senza cercare d'arrivare al timone perché solo così creo un senso al destino, solo così davvero non si potrà mai sapere cosa riserva il futuro essendone comunque partecipi: nello scontro tra i nostri intenti e la vita, nella creazione di questa relazione unica ed irripetibile.
il Werther di Goethe è un adolescente che si affaccia sul mondo e per la prima volta si trova davvero di fronte a questa immagine: le incredibili e possenti onde della vita, un quadro maestoso e terribile che lo ammutolisce, lo conquista così in profondità da atterrirlo e sconvolgerlo, si dimentica di sé stesso, si dimentica di tutto, si annichilisce e vi si immerge pronto a lasciarsi trascinare sul fondo ma non ha amato Lotte così, non è per lei che da tutto sé stesso, è per quel quadro che ha visto, è di quelle onde alte fino al cielo che si innamora fino a immolarsi completamente. per quanto possa trovare evocativa questa immagine non posso non trovarla anche triste, di quella tristezza che hanno solo i fraintendimenti più dolorosi.
bai bai
Ettore
recensione di un libro che è stato uno scontro-incontro ad ogni pagina
La storia è semplice: Werther è peggio di Tafazi e ci gode a prendersi a martellate sul pisello! Sebbene "i dolori del giovane Werther" abbia dato inizio al romanticismo tedesco fatico ad amare questo libro, fatico in realtà a considerarlo romantico... Werther è solo un ragazzo viziato che soffre di tutti i preconcetti del periodo storico in cui vive, cerca di superarli ma sa benissimo di essere un po' ipocrita nel farlo, da l'impressione di un ragazzotto che si è costruito addosso una bella maschera (il genio sensibile) per non dover affrontare la realtà. E' spesso ipocrita, dice di non sopportare le persone di malumore ma non fa altro che lagnarsi con il suo amico di penna di quanto sia infelice o sventurato (come se si trattasse di un dialogo tra es e io, nel quale l'io però è muto e parla solo attraverso le domande che gli pone l'es).
Si tratta di un romanzo di formazione ed, in effetti, Werther cresce nell'arco dello svolgersi della storia ma non riuscirà mai a scrollarsi di dosso la sua maschera, ne rimane talmente avvinto da affidarcisi fino alla fine giungendo all'unica conclusione possibile: il suicidio.
Al di là della trama, però, la domanda che mi risuonava nel cervello ad ogni pagina, forse ad ogni rigo, era: Goethe si rendeva conto di questo mentre scriveva? Il romanticismo che ha delineato è in realtà una profonda critica alla società in cui era immerso o il tentativo di descrivere con amarezza la condizione adolescenziale? O invece ci credeva davvero in quel tipo di romanticismo che ha descrittto, un romanticismo così folle da travalicare l'amore per amare solo se stesso o per non considerare in alcun modo la continuazione della vita come valore?
Sento una profonda lontananza sociale e storica per riuscire a comprendere, non dico il messaggio, ma l'atmosfera reale che sta dietro alla storia.
Questo libro mi ha costretto a combattere con me stesso ogni volta che c'era da girare la pagina, a farmi domande, immaginarmi situazioni e contesti possibili...
In questo è un capolavoro, l'autore si cela perfettamente dietro le righe e di lui non traspare quasi nulla, cosicché il lettore si trova da solo di fronte a Werther e vorrebbe urlargli vattene di lì, o fregatene di tutto e tutti e baciala, o dio solo sa cosa... invece lo vede trascinarsi nella spirale che lui stesso si prepara, inesorabile, imprescindibile e cosa più triste di tutte: ovvia.
Al lettore manca il conforto di una parola od un pensiero dell'autore per poter accettare il quadro che gli viene dipinto di fronte al naso ed anche quando verso la fine viene introdotta la voce narrante dell'editore in realtà sembra di assistere allo scontro tra i pensieri della buona società borghese (forse pure un po' stereotipati) contro quelli del povero e stolto Werther. ma non vince nessuno dei due...
la scena finale è cosi dolorosa da apparire inverosimile. Werther che rantola morente con il cranio devastato e soffre per quasi un giorno intero, un corpo già morto come quello di un cane investito a bordo della strada. Un tale contrasto con la serenità che il protagonista sperava di trovare nella morte, suo ultimo rifugio, da sembrare quasi un monito anche se probabilmente non lo è. Piuttosto una scena madre, un attimo scolpito nel tempo che ci mostra la vita, nei suoi ultimi istanti, con un volto spietato, governato dal destino, una vita nella quale è impossibile per definizione raggiungere la felicità per quanto la si cerchi, una vita che si fa beffe degli affanni e rimanda al mittente ogni desiderio ed ogni sospiro...
E' una visione così desolante da fare male.
Non mi è piaciuto questo libro, è estremamente lontano dalla mia idea di romanticismo o da quello che penso od il modo in cui affronto la vita, ciò non ostante non posso far finta che nel leggerlo non mi sia trovato di fronte ad un oceano di riflessioni nel quale immergersi e dubito che me ne dimenticherò mai.
Werther è presente in ognuno di noi in qualche modo, in qualche misura, ma non è il destino né l'amore a dargli vita, sono le nostre scelte e la sincerità che portiamo verso noi stessi. Non possiamo governare la vita ma nemmeno lasciarci governare come su un battello desolato in mezzo alla tempesta perché sappiamo dove ci porterebbe, non ci sono altre opzioni. Se Werther avesse combattuto non avrebbe saputo quale destino lo avrebbe aspettato ma non combattendo, arrendendosi completamente alla tempesta, sapeva benissimo quale era l'unico finale possibile, ecco lo scoglio contro il quale continuamente cozzavo durante la lettura del libro. Amo il romanticismo e sento l'odore salmastro del mare in tempesta quando annuso la vita ma non posso arrendermi sul mio battello senza cercare d'arrivare al timone perché solo così creo un senso al destino, solo così davvero non si potrà mai sapere cosa riserva il futuro essendone comunque partecipi: nello scontro tra i nostri intenti e la vita, nella creazione di questa relazione unica ed irripetibile.
il Werther di Goethe è un adolescente che si affaccia sul mondo e per la prima volta si trova davvero di fronte a questa immagine: le incredibili e possenti onde della vita, un quadro maestoso e terribile che lo ammutolisce, lo conquista così in profondità da atterrirlo e sconvolgerlo, si dimentica di sé stesso, si dimentica di tutto, si annichilisce e vi si immerge pronto a lasciarsi trascinare sul fondo ma non ha amato Lotte così, non è per lei che da tutto sé stesso, è per quel quadro che ha visto, è di quelle onde alte fino al cielo che si innamora fino a immolarsi completamente. per quanto possa trovare evocativa questa immagine non posso non trovarla anche triste, di quella tristezza che hanno solo i fraintendimenti più dolorosi.
bai bai
Ettore
1 commento:
non ho letto questo libro ma ricordo che ne parlavamo a scuola. Mi hai fatto venire voglia di leggerlo!
Poi ti farò sapere che ne penso!
Ciao, a Presto!
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