Josefina è una puttana dalle grandi tette. Non chiede mai nulla e non c’è mai bisogno di chiederle nulla. Lei sa già cosa vuole ognuno dei suoi fottuti clienti. Siede con le gambe accavallate sulla grande terrazza dell’hotel in cui è ospite fissa, con tutti gli onori, e dal suo trono si pavoneggia mostrando cosce e giarrettiere con grazia ed impudicizia da vera signora. Si veste di blu, perché ama le rose tea ed ogni volta che un cliente si lagna del suo romanticismo da quattro soldi lei lo butta fuori dal letto. In mutande. Più spesso senza.
Quando viene a trovarla il suo pappone sono moine e feste, quando arriva il suo amante sono fuochi d’artificio.
Poi il suo amante è morto. Una brutta storia, di quelle che non sarebbe il caso di raccontare, ma Josefina è fuori di testa ed ogni volta la racconta, senza pensare alle conseguenze. Ha un pappone geloso, la vorrebbe tutta per se o per i clienti, perché i clienti sono una razza a parte: quelli pagano. Quando ha ucciso l’amante di Josefina era furibondo, gli ha sfondato il cranio con una sbarra di ferro.
Era un macello. È arrivata la polizia. Neppure tre giorni dopo il fattaccio. Gabriella, la vicina di camera ha visto una mazzetta girare parecchie tasche e poi depositarsi tranquilla nei pantaloni con i gradi più alti. Poi ha visto finire quei pantaloni tra le gambe di Josefina. Il resto mancia.
Ora tutti i giorni sono moine e silenzi perché arriva il pappone ma non è più come prima. Josefina ha fatto indigestione della sua vita e guarda con nostalgia i coltelli da macellaio di Mastro Cesare, il cuoco. Veste sempre di blu. Sempre. È un colore che dona, abbinato al rosso.
Quando viene a trovarla il suo pappone sono moine e feste, quando arriva il suo amante sono fuochi d’artificio.
Poi il suo amante è morto. Una brutta storia, di quelle che non sarebbe il caso di raccontare, ma Josefina è fuori di testa ed ogni volta la racconta, senza pensare alle conseguenze. Ha un pappone geloso, la vorrebbe tutta per se o per i clienti, perché i clienti sono una razza a parte: quelli pagano. Quando ha ucciso l’amante di Josefina era furibondo, gli ha sfondato il cranio con una sbarra di ferro.
Era un macello. È arrivata la polizia. Neppure tre giorni dopo il fattaccio. Gabriella, la vicina di camera ha visto una mazzetta girare parecchie tasche e poi depositarsi tranquilla nei pantaloni con i gradi più alti. Poi ha visto finire quei pantaloni tra le gambe di Josefina. Il resto mancia.
Ora tutti i giorni sono moine e silenzi perché arriva il pappone ma non è più come prima. Josefina ha fatto indigestione della sua vita e guarda con nostalgia i coltelli da macellaio di Mastro Cesare, il cuoco. Veste sempre di blu. Sempre. È un colore che dona, abbinato al rosso.
4 commenti:
ipersintetico e ciò nonostante assai pesante di peso specifico.
prevedo tempi duri per il pappone, all'arrivo di un nuovo amante...;-)
ben ritrovato, ettorino.
Certo... di ritorno dalle vacanze non c'è niente di meglio che un massacro letterario! Ettore! Sempre il solito sanguinario. Però permettimi un'osservazione: introduci con "Josefina è una puttana dalle grandi tette" ..beh, non sarebbe stato opportuno mettere una bella foto dimostrativa? ;)) D.
beh, di ferie vere e proprie non è che ne abbia fatte molte che in realtà ho lavorato, lassù tra le verdi valli :-) però sulla foto dimostrativa hai ragione, aspetta un attimo che recupero :-)
Triste storia. Bello anche il disegno! Baci. Bentornato.
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