martedì 17 luglio 2007

Il fiociniere Columbus Bartleby


Che Columbus Bartleby fosse il miglior fiociniere della st. Patrick lo sapevano anche i sassi ormai, a Porto del Mar, in culo al Cile.
Era taciturno però, e non parlava mai con nessuno, né di nessuno. Neppure dell'armatore W. T. Fedder. Non si univa mai ai suoi compagni quando si divertivano a sparlarne, dicendo che quella T. stava per Teodor. Un nome da invertito, dicevano. Ma se l'armatore li avesse sentiti in pasto ai pescicani li dava, in pasto ai pescicani.

Per lo più passava il suo tempo girellando sul ponte, mentre cantava il solito motivetto: una canzone balorda che, con la voce di madama Chica, manteneva ancora una parvenza di dignità, ma con quella roca del fiociniere sembrava al massimo uno grugnito scacciapensieri.
Che poi madama Chica non era il vero nome della cantante del bar, giù al porto. Si chiamava Ines, invece, quel donnone dalle tette di balena, e dalla fica gentile, che accoglieva i marinai più tristi come un faro le navi sperdute.

Bartleby passava spesso il suo tempo con la Chica, quando non era sul ponte. Non ci faceva solo all'amore ma parlava anche, con lei. Era l'unico che ci parlava e del silenzio che manteneva sulla nave non rimaneva traccia quando stava col donnone. Anzi, gli si scioglieva la lingua come il pack a Natale, quando fa caldo.

La stava ad ascoltare pure. Aveste veduto come pendeva dalle sue labbra mentre parlava del marito, morto di crepacuore per quella cagna che gliel'aveva portato via. Una mattina di Maggio, ricordava, dopo tre mesi d'agonia aveva esalato l'ultimo respiro pronunciando quel nome. ¡Madre de dios! urlava la Chica mordendosi le labbra, ci stavo io al capezzale di quel “cachorro” mentre crepava, non la puttanella; e Bartleby, mentre l'ascoltava si metteva a piangere, tutte le lacrime di questo mondo si sarebbe detto. Un omone di quasi due metri con delle braccia da toro, che frignava come un bambino per le pene del passato di Ines.

Non si amavano quei due, non ingannatevi, l'amore è cosa per chi ha tempo d'innamorarsi. Si sopportavano, solo questo, e si davano una mano l'un coll'altra per lavar via il sudiciume di quel porto della miseria. Tanto più che Bartleby non era mai stato con una donna per amore.
Nato da una prostituta, un padre non sapeva proprio cos'era. Nelle bettole di porto ci aveva passato la giovinezza, cresciuto fra i rutti dei marinai e le scopate al piano di sopra.
Si domandava a volte, quando era per mare, e spesso proprio nell'attimo prima d'avvistare il soffio d'una balena, cosa fosse quella scintilla d'amor proprio che sentiva in cuore. Quella sensibilità che lo prendeva a volte e gli procurava lo scherno dei suoi compagni.
Malediceva d'essere il migliore fra loro e per questo sempre esposto alle lodi, quando invece avrebbe voluto starsene tranquillo nel suo angolo di mondo, che tanto laggiù, sperduto fra le natiche del continente sudamericano, delle lodi poteva farsene ben poco. neppure le balene per questo avrebbero avuto maggior paura di lui. Non capivano, semplicemente, perché le si ammazzasse; per cosa.

La Chica lo coccolava come un frugoletto, stringendolo e soffocandolo fra i seni enormi, mentre lui adagiato sulla schiena le chiedeva di raccontare una storia, una storia del passato come sempre, perché il passato può esser merdoso quanto vuole ma è comunque meglio del presente.

Perché è cosi Chica? Domandava, perché non ci va mai bene niente?

Ma il donnone non rispondeva, lo stringeva solo di più e gli infilava la mano nei pantaloni.

Zani Ettore - Marzo 2003

1 commento:

Anonimo ha detto...

oh, se me lo ricordo questo qui...;-)))